Quando si parla di storia dell’arte come non tener conto che, sia la storia, che l’arte, sono soggetti ad ogni tipo di falsificazione?
Nell’atto di raccontare il progresso e l’evoluzione delle espressioni artistiche dell’essere umano, rigorosamente mediante tutti gli approcci metodologici più ortodossi, quelli scientifici e semiotici, lo storico dell’arte ed il critico, ma anche l’ideologo o il propagandista in regimi dove la libertà viene limitata, hanno costantemente dovuto fare i conti con la minaccia di incappare in qualche forma di contraffazione, tale da rendere spesso assai problematico il rapporto tra verità e storia.
The Connoisseur, Mikhail Nesterov, 1884, Olio su tela, Galleria statale Tretyakov
Schiere di illustri studiosi, storici armati fino ai denti di buona conoscenza del contesto, di fonti valide e di lucida comprensione della storiografia, in un modo o nell’altro, hanno sempre tentato di analizzare un evento storico con la ferma volontà di comprenderlo, spesso riuscendoci. Ma, quando nel complesso meccanismo di definizione degli avvenimenti del passato qualcosa si inceppa, se un bastone fatto di menzogne incastra tra i raggi della conoscenza, i rottami che ne scaturiscono sono solo piccoli frammenti di una delle tante verità.
Prendendo in prestito le parole del filosofo tedesco Hegel, il quale asserii che «Il vero è l’intero.», si potrebbe pacificamente affermare che, se una storia fosse narrata da un unico punto di vista, sarebbe facilmente soggetta a divenire incompleta o addirittura falsa. Io, personalmente, quando sono in libreria, diffido di quelle pubblicazioni dai titoli imperativi come: “La vera storia di tizio”, “La vera storia di caio”.
Un esempio molto eclatante di sofisticazione è celato nelle citazioni di una miriade di personaggi celebri della storia. Una su tutte (per smontarne solo una, l’elenco è lunghissimo.) quella mai pronunciata da Voltaire:

«Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo»

In realtà un vero e proprio falso d’autore della scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, che nel 1906 virgolettò la frase in una biografia dedicata al filosofo francese. La frase di Miss Hall varcò l’Atlantico e dopo un piccolo rimbalzo nei ristretti circoli dei liberal entrò nell’imponente circuito dei media americani, divenendo genuina per la maggior parte delle persone.
Nicolas de Largillière, Voltaire intorno al 1724–1725 (prima versione del dipinto, conservato alla villa elegante di Ferney-Voltaire)
Sembra quindi che l’uomo abbia sviluppato un interesse a falsificare la storia non meno formidabile di quello espresso per scoprirla. 
In tempi antichi veniva tollerata l’usanza di colmare alcuni vuoti nel tessuto storico, con falsi più o meno verosimili; In epoca contemporanea le alterazioni della storia diventano sempre più sofisticate, in taluni casi perfino grottesche, al fine di poter perseguire più efficacemente un controllo politico totale. Un esempio su tutti il testamento di Deng Xiao Ping, scritto con tutta probabilità dall’ala riformista del Partito comunista cinese, che di fatto ha aperto la Cina ai mercati dell’economia capitalista occidentale. Oppure, altri esempi più grossolani si ritrovano nella messa in circolazione di voci che si radicano nella memoria collettiva fino ad essere accettate come verità assolute, come nel caso della leggenda nera dei comunisti che mangiano bambini, o di testi farneticanti come i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, quest’ultimo vero e proprio prototipo di letteratura complottista, ma comunque ottimo per preparare la cartapesta…

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Oggi la rete fornisce allo studioso strumenti di inaudita potenza per scoprire, comunicare e divulgare la storia: documentari, archivi online, documenti digitalizzati. Ma al tempo stesso la connessione multimediale ha favorito la moltiplicazione di quelle che oggi chiamiamo fake-news e fake-photos, capaci di una gran presa sull’immaginario collettivo. Ma allora, perchè ci caschiamo con tutte e due le scarpe? Se è vero che oggi disponiamo di una massa di informazioni immane, è altrettanto vero che, spesso moltissimi utenti tendono a processare queste informazioni con pericolose semplificazioni decontestualizzate, lontane anni luce dal ragionamento composto e scientifico dello storico.

Pensare che oggi viviamo in un momento storico, dove milioni di persone credono ancora che la terra possa avere una forma diversa da quella sferica (ad esser precisi è ovoidale, impercettibilmente schiacciata ai poli!), mi rende assai pessimista verso il futuro…

Detto ciò, che sia volontaria, preterintenzionale o colposa la contraffazione della ricostruzione di un avvenimento, parimenti di un manufatto artistico, conduce, sempre e comunque, al medesimo disastroso risultato: l’omissione o l’alterazione della verità.
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